USA: risanamento del bilancio a costo delle banche europee

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Buona sera stimati spettatori, un cordiale benvenuto al commento mediatico odierno, che è di estrema attualità. Il poliziotto mondiale USA rovina le banche europee con condanne e punizioni da record. La banca Credit Suisse Svizzera non era che l’inizio. Non molto tempo fa le banche europee vennero salvate a forze unite e con bilioni da parte della BCE e tasse degli stati europei. Da allora vigeva una relativa quiete nel settore. Ma da un paio di settimane le banche sono di nuovo sotto il tiro degli Stati Uniti. Ora le autorità statunitensi si concentrano sul sistema bancario europeo. Le leggi le dettano loro stessi. Qualche settimana fa la Credit Suisse si è dovuta confessare rea per aver sostenuto degli evasori fiscali. Pena: 2,8 Mia. di dollari – pagabili agli USA. Essi rinunciano a mostrare le prove per le accuse espresse contro la banca svizzera. La fame per i soldi statunitense detta un procedimento rapido e senza scrupoli. Infatti un debito statale di attuali 18,5 bilioni di dollari statunitensi grida per l’ammortamento. Il linguaggio popolare chiederebbe: “da dove prendere senza rubare?” Gli USA hanno la soluzione e dicono: “da dove prendere? Basta rubare!” Infatti dispongono di un’arma infallibile: dominano il traffico internazionale del dollaro. Di fatto oggi tutto il traffico di pagamenti internazionali, e soprattutto quello delle materie prime, dev’essere effettuato con la valuta del dollaro. In questo modo Washington può escludere dal traffico del dollaro – e così dal commercio mondiale – chiunque non segua il suo dettame. Regna il potere, non il diritto! La minaccia con quest’arma è efficiente – indipendentemente da come sia fondata: una banca che viene esclusa dal traffico internazionale dei pagamenti, che ormai si svolgono in dollari, non sopravvive neanche per un giorno. La banca svizzera Wegelin per esempio, dovette chiudere i battenti nel 2012. Ma ancora più scottante che la multa stessa, è che la banca si è vista costretta ad ammettersi colpevole. E con questo il caso Credit Suisse si distingue gravosamente da un caso simile della banca americana JPMorgan, che a sua volta dovette pagare una multa. In ogni caso si trattò unicamente di una multa, senza una dichiarazione di colpevolezza. Questo non avvenne senza motivo: infatti chi vuole avere relazioni d’affari con una banca che è stata condannata ufficialmente criminale? La dichiarazione di colpevolezza a cui è stata costretta la Credit Suisse, potrebbe portare a seri problemi, se non addirittura al fallimento. Se la Credit Suisse finisse in difficoltà esistenziali, gli insider temerebbero degli incontrollabili effetti domino nel sistema bancario. In fondo essa è nel novero dei più importanti istituti bancari a livello mondiale. Evidentemente vi sono già ora dei suoi grossi clienti che interrompono le relazioni d’affari. La cosa peggiore che una banca possa temere è la perdita di fiducia. Ma proprio questa può entrare in gioco con una dichiarazione di colpa – con conseguenze imprevedibili: non solo per la banca stessa, ma per la Svizzera e per l’intero sistema monetario. Comunque la Credit Suisse non era che l’inizio. Come prossima segue la BNP francese, ove è in gioco una multa di 10 mia. di dollari. Il primo ministro francese Hollande avvertì già dicendo: non ci facciamo vessare dagli Stati Uniti. Ma parlare di vessazione è piuttosto minimizzato. Gli USA stabiliscono da soli e prepotentemente chi è di turno al banco degli accusati. E probabilmente non esiste al mondo altro mezzo più efficace per l’estorsione: chi finisce nel mirino della minaccia di essere eliminato dal traffico del dollaro, paga – che sia colpevole o innocente. Paga e basta. Così l’ha fatto anche la direzione della Credit Suisse, nonostante nessun tribunale del mondo abbia pronunciato una condanna. Il successo degli Stati Uniti è garantito in ogni caso. A meno che l’esempio della Russia e della Cina trovi degli imitatori. Di recente questi due paesi hanno deciso di non svolgere più i loro futuri affari in dollari statunitensi, ma nella loro propria valuta. Il primo passo è stato fatto e si è in attesa di vedere se seguono altri Paesi. Ora però si può osservare principalmente come reagiscono gli USA. Sapendo questo, le attuali pretese di sanzioni degli Stati Uniti contro la Russia, appaiono in una luce completamente diversa. Rimanete con noi. Continueremo a informarvi sugli sviluppi attuali in questo ambito. Ringraziamo di cuore per l’attenzione e ci rallegriamo di rivedervi presto qui sul muro del pianto. Buona serata

di khc.

Fonti/link: Il commento attuale del venerdì della “Schweizerzeit” http://www.schweizerzeit.ch/